Storia                                                                                                                                                                                           

  Horus

            Importanza del Dio Falco        Frederick II and eagle

 

Horus: le origini

La sua nascita è collegata al mito di Osiride e Iside; secondo la leggenda, Osiride venne ucciso da suo fratello Seth con l’inganno ma Iside –  che ne era perdutamente innamorata – si fece aiutare da sua sorella Nefti per ritrovarne il corpo.

Con tutto il suo potere, riportò in vita l’amato Osiride per una sola notte in cui concepirono un figlio: Horus. Osiride divenne poi il Re del regno dei morti, compito assegnatogli dal dio del Sole, Ra.

Iside, poi, nascose il neonato Horus nelle paludi, proteggendolo dalla vista di Seth grazie alla sua magia. Il fanciullo crebbe in segreto e covando vendetta per suo padre.

La vendetta di Horus: lo scontro con Seth

Il piano di Iside funzionò. Suo figlio crebbe buono ma con l’intento di vendicarsi su Seth per ciò che aveva fatto a suo padre.

Il Dio Falco, allora, sfidò il Dio Seth in una lotta che andò avanti per molti anni e durante la quale Horus perse un occhio.

A un certo punto dello scontro fratricida, intervenne l’assemblea degli Dei, interrompendo la lotta e dichiarando Horus, unico e legittimo sovrano d’Egitto.

A quale sorte sia andato incontro Seth, non si sa con precisione e le versione di questo passaggio sono variabili; quello che si conosce per certo è che divenne il Dio del Caos, venendo confinato nel deserto di cui si auto-proclamò sovrano.

Una diramazione alternativa del racconto, sostiene che l’assemblea costrinse il malvagio fratello di Osiride a recuperare l’occhio di Horus e a restituirglielo.

 

La rappresentazione del Dio Falco

Questo importante personaggio veniva raffigurato, dagli egiziani, come un falco o un uomo con la testa di falco. Il Nilo ospitava molte specie di uccelli rapaci – e in particolare falchi – ma da quanto risulta dallo studio dell’iconografia, la specie in cui era maggiormente rappresentato è il Falco pellegrino.

Ciò che lo accomuna a questo esemplare – e dal quale deriva un altro mito associato alla divinità – è il contorno sotto gli occhi. Le piume sono infatti di colore più scuro che delineano una mezza luna. Da qui il mito de “L’Occhio di Horus“.

Il ciondolo dell’Occhio di Horus non è un semplice ornamento d’abbellimento. Gli egiziani, ancora oggi maneggiano con cura il suo simbolo e lo portano con loro, lo donano ai malati in segno di buon auspicio e lo appendono nelle case perché si pensa abbia poteri magici e curativi.

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La connessione tra il Dio falco e i Faraoni

Horus era tra gli dei più venerati in Egitto. Il suo significato era profondo tanto da essere considerato l’emblema dei faraoni.

Se si fa caso alle corone dei faraoni esposte nei musei, tutte hanno un simbolo che li accomuna e che li associa alla potenza del Dio falco: un serpente al centro della corona.

Secondo un’altra versione del mito egiziano, dopo che Seth restituì l’occhio al suo originale portatore, Horus lo donò a suo padre Osiride, privandosene nuovamente. A quel punto usò un serpente chiamato Ureo, per coprire la cavità oculare.

La statua che rappresenta il Dio Horus è un falco con una doppia corona sul capo e rappresenta il guardiano del popolo egizio. Queste venivano, infatti, posate davanti le porte dei templi e lungo i corridoi, in segno di protezione.

Proprio per il suo coraggio e in onore della battaglia a lungo combattuta e vinta, per la sua forza spirituale e tutti i miti a esso associato che lo rendono un super-Dio, Horus rappresenta la divinità dinastica dei faraoni per eccellenza.

 

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Horus é Cristo?

Ormai popolarmente note, sul web esistono diverse teorie che accosterebbero tratti della storia di Gesù alle biografie di personaggi religiosi a lui precedenti. Uno tra tutti, è proprio Horus, il Dio Falco.

Tra le analogie più diffuse, si sostiene che Horus sia nato da una vergine, che avrebbe avuto il potere di camminare sulle acque, guarire gli infermi e che sarebbe stato annunciato da una stella cometa.

In realtà, abbiamo visto come invece, il Dio Falco, sia stato concepito dopo l’unione tra Iside e Osiride e non si fa menzione alla comparsa di fenomeni astronomici in concomitanza della sua nascita.

Non si legge della sua abilità di camminare sulle acque mentre, al contrario, qualcosa a proposito della capacità di guarigione è presente in alcuni passaggi che lo descrivono come guaritore dei morsi di serpente e dalle punture di scorpione.

Ultimo dubbio, infine, quello sulla sua presunta resurrezione a cui uno dei miti su Horus si avvicina raccontando che dopo essere stato morso da uno scorpione, il Dio Falco fu riportato in vita da Thot, un altra entità divina della mitologia egizia.

Tali similitudini però, non seguono un filone accademico né tantomeno sono accreditate dalle comunità di studiosi; pur accettando diversi punti di intersecazione, non necessariamente sono significativi dell’ipotesi che differenti civiltà abbiano avuto un legame nel tramandare determinati elementi.

Una singola, anche se perfetta, sovrapposizione può rappresentare il risultato del caso; talvolta i punti di contatto discendono dalla comune natura umana che è sempre alla base di ogni racconto, pure in quelli che descrivono e definiscono le caratteristiche di una divinità.

E’ normale che un dio come Horus compia miracoli e che abbatta i limiti umani; di conseguenza, è logico che il simbolismo dietro questi personaggi, li collochi in luoghi che normalmente non sono accessibili all’uomo (come il cielo, le profondità del mare o il sottosuolo).

Quali luoghi migliori per rappresentare l’invisibilità degli dei e la loro natura sfuggente, mai del tutto comprensibile alla mente umana. Da questo punto di vista, non c’è da meravigliarsi se più entità delle mitologie e delle religioni del passato, fossero in grado di resuscitare i morti o di ascendere al cielo.

Questi atti o simili, sono ciò che normalmente ci si potrebbe aspettare da un essere degno di essere chiamato dio e dunque è ciò che gli uomini del tempo attribuivano alle figure da loro adorate e anche ciò che presumibilmente sarebbe in grado di compiere un’entità superiore realmente esistente.

Il verdetto, dunque, è quello che Horus e Cristo sono sostanzialmente due personaggi diversi di altrettanto diverse culture.